Da una riva qualsiasi del fiume
aspetto il ritorno di un nuovo amico
Un'alba strappata
all'immortale pallore di un velo
che il sudore attacca alla pelle del giorno.
Da qui vedo le mani che non si chiudono
sull'imprendibile preda.
Vedo mani raccolte per invocare l'infinito.
Da qui ho visto
le mani mortali di un dio volare via
e uomini venerare il sangue.
Ho visto le forme che le mani
hanno modellato e sotterrato.
Da qui vedo forme
durare più di una sola vita.
sabato 2 febbraio 2008
Le mani che ho visto
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Il sublime che giace al fondo del niente
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La poesia di Ragone alla ricerca di verità
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giovedì 10 gennaio 2008
Lingue
Lingue, annegate
nell'unico mare che circonda
tutte le terre pazienti
che vi hanno ascoltato
fin dal primo vaggito.
Lingue, fuggite
da questo ventre alla deriva
prima che arrivi un altro naufrago.
Migrate seguendo il solco
delle parole segrete dell'anima
incise sulla superfice.
Lingue, parlate
per l'ultima volta
solo per l'ascolto di un dio
che non vedrete mai
camminare sulla vostra stessa terra.
Lingue che avete occupato
tutte le cavità del mondo
ora tacete
provate a diventare
la carne sanguinante
di un dolore soffocato nel silenzio
che è alla fine del mondo.
Pubblicato da Enzo Ragone alle giovedì, gennaio 10, 2008 0 commenti